venerdì 19 ottobre 2007

La paura che ci piace

Probabilmente come l'ho visto io non lo vedrete voi. Primo giorno a Venezia, primo film, alle 22,00: [REC] di Balagueró. Quello, per capirci, dei fantasmi spagnoli: Nameless, Fragile, Para entrar a vivir (per quei pochi che l'anno prima, sempre a Venessia, l'hanno visto). Vabbè, spariamoci 'sti fantasmi spagnoli, mi dico...
75 (!) minuti da cardiopalma, che un mio amico e collega amante dell'horror seduto accanto a me quasi non reggeva fino alla fine. E manco uno spettro! [REC] è una trappola letale, che innesca una catabasi terrificante per un'ora, senza stacchi, senza rilasci della tensione, senza possibilità di rifiatare. Ogni tanto su Off-Screen ci divertiamo a prendere di mira l'horror che 'va un casino': tutto dolore e maciullamenti, o, all'estremo opposto, tutto fantasmi melò che soffrono (o gli rode di brutto) in case più o meno goticheggianti. Ecco: qui abbiamo la paura che la redazione di OS cerca e anela.
Guardatelo: al cinema. Non perchè sia un trionfo di alta definizione o di effetti speciali (però anche sul piano fx tutto va più che egregiamente), ma perchè dovete arrivare davanti a [REC] senza difese; vi deve piombare addosso come ha fatto con me. Anche se a me nessuno aveva anticipato nulla: l'ho visto in prima mondiale.
Se vi piace stare nudi di fronte al mostro, se vi piace quando vorreste chiedere una pausa, un attimo di respiro, ma ci godete in realtà a sapere che non vi verrà concesso, se anche voi avete sempre il timore che il finale rovinerà tutto. Allora premete [REC].
Ne riparleremo con calma.
emanuele

"Questa tensione è insopportabile. Speriamo che duri" E. Flaiano

2 commenti:

  1. Il punto, per me, è questo: provate a farvi un giro sulle montagne russe.
    Una botta di adrenalina, uno scoppio improvviso di vitalità.
    Da fare ogni mattina, appena alzati.
    Ma quanto dura la corsa?
    Un minuto? Due? Tre?

    Provate ad andare sulle montagne russe 75 minuti di fila.
    Anzi, siamo onesti. Facciamo 60, anzi, 50 - più o meno da quando in "Rec" si palesa chiaramente la spietata strategia della tensione, mirabilmente perseguita con coerenza (anche estetica) fino alla fine.

    Ma torniamo sulle montagne russe per 50 minuti.
    Dopo 5 minuti avete perso per sempre parte dell'apparato digerente.
    Dopo 5' e 01'' cominciate a chiedervi: "Perché sono montato su 'sta roba? Dove sta il divertimento?"
    Dopo 6 minuti avete capito tutto: siete incappati in una delle trappole sadiche di "Saw".
    Dopo 50 minuti siete quasi morti. Non metterete più piede a Disneyland (luogo a cui Saigon è paragonabile al confronto di "Rec").

    "Rec" è il film che Jigsaw vi farebbe vedere in una serata tra amici.
    Il film che Chris Cunningham avrebbe fatto se l'avessero privato della suo gusto e della sua eleganza lasciando intatta la tensione all'iperrealismo.
    Il film di un (due: Balaguerò e Plaza) sadico per un (molti: tutti noi spettatori) masochista.
    Se vi piace il gioco (un'ora nella Tower of Power senza Golden Shower) allora l'esperienza ha senso.

    Altrimenti vivrete una delle più brutali aggressioni sensoriali mai concepite nei confronti dello spettatore cinematografico. Ritornerete a terra barcollando, tentando di ridefinire la vostra ideea di intrattenimento confrontandola con i nuovi confini qui tracciati.

    "Rec" mira ad azzerare la distanza fra spettatore e rappresentazione: realismo assoluto, un po' alla "Cannibal Holocaust" o alla "Blair Witch Project", ma senza la loro ambiguità.
    Nessuno vuole contrabbandare "Rec" come documentario ma è costruito rigorosamente come lo fosse. Non c'è il gioco un po' paraculo e un po' gaglioffo della docufiction. Non c'è proprio gioco. Né spazio di manovra. È tutto in-your-face, what-you-see-is-what-you-get. Un punto di non ritorno così cieco e disperato che ti senti un po' come una falena abbrustolita dalla luce che l'attira.
    Giocare con le torce è ancora divertente quando ti ustioni?

    Ve pijasse 'n corpo (è il caso di dirlo) a te, Balaguerò e Flaiano (sempre sia lodato).

    A questo punto l'ufficio stampa del film mi deve per lo meno una cena.

    Luca

    RispondiElimina
  2. Ragazzi miei e amici horrorofili, me state a fomentà da due mesi, porca paletta. Non vedo un buon film de paura dai tempi di "the Descent" (tre Venezie fa) e nel frattempo mi sono sbomballato di ostelli psicopruriginosi e maniaci enigmisti protagonisti di saghe (seghe?) senza fine. Se ci mettete pure il pericolo sòla in arrivo dall'anelata conclusione della trilogia delle stregacce argentiane, che poteva dar qualcosa di buono solo in assenza di Asia - ma magari invece spigne come le accadde nell'ultimo, lancinante Romero, che c'ha finalmente "rimesso la morte nel cuore" - il quadro è completo e sufficientemente deprimente. In OS non smetteremo mai di credere nell'horror, nè di indagare le pieghe pur suicide che il genere va prendendo ultimamente, al punto che ogni tanto si rende necessaria una pausa di riflessione a botte di filmazzi di Joe Mankiewicz.
    Comunque. Non avrei scommesso su Jaume e Paco, visti i precedenti non straordinari (brutto Darkness, così Nameless, Fragile, mmm....), ma non vedo l'ora che arrivi il 23 cacchio di novembre, il giorno in cui andrò nudo al cinema - no, intendevo, sarò nudo di fronte al cinema, cioè, di fronte alla paura....vabbè :P
    p

    RispondiElimina

Questo blog chiude

Cari amici, seguaci e sostenitori de La Farfalla sul Mirino, abbiamo deciso di non utilizzare più il blog all'indirizzo offscreenit.blo...