lunedì 22 ottobre 2007

Ratatouille

Un appello per chi lavora, o ha lavorato, in una cucina: andate a vedere Ratatouille. La Pixar – e con essa Brad Bird- ha superato se stessa, aggiungendo al realismo di un’animazione virtualmente perfetta (regia e piani sequenza da brivido: in una storia di topi!) il realismo dell’ambientazione, in tutti i sensi. Credo che sia il primo film in cui si vedono in atto alcune dinamiche, alcune tematiche, proprio così come sono nella realtà, dietro la porta della cucina di un ristorante, posto intriso di mistero e leggende da brivido. La gerarchia, la terribile ansia da performance, le sinergie tra cuochi che lavorano fianco a fianco, il maschilismo (nel film ovviamente solo accennato), il personalismo da star, il servilismo ipocrita verso la terribile critica specializzata. E poi di nuovo l’amore per la sperimentazione, la caccia agli aromi, l’estasi della loro combinazione, il colpo di genio della visualizzazione del sapore come un’armonia di colori e forme, la ricerca della finezza. C’è tutto. In una cornice narrativa che prende e può commuovere: il mondo della cucina - quella vera, che vuol dire tanto la trattoria che il bistrot da cinque forchette - è in un film d’animazione, che in tal senso si stacca forse da ogni altra rappresentazione cinematografica di questo folle e maledetto lavoro.

emanuele

2 commenti:

  1. Eh sì, al di là della partigianeria per il mestiere messo in scena credo che il commento di emanuele tolga ogni dubbio - qualora ve ne fosse ancora bisogno - circa la piena cinematograficità dei lavori targati Pixar. Non ho ancora visto "Ratatouille", ma ho amato e ammirato "Gli incredibili", rimanendo colpito dall'incessante ispirazione registica che regge il film, oltre che dal livello di perfezione tecnica dell'animazione. Insomma, non vedo l'ora di spararmi la storia del topastro.

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  2. Miiinghia, lo sapevo ch'era 'n firmone!

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